da Redazione Online | Ago 17, 2020 | Digital Marketing
Introduciamo un altro concetto fondamentale in ambito marketing “classico”, ma soprattutto in ambito digital. Cos’è il marketing funnel? Andiamo a vedere come poter utilizzare questo potente strumento per dare solidità al marketing del tuo brand.
Definizione
Con marketing funnel intediamo il processo volto a spingere, veicolare, una audience verso un percorso che lo porterà a diventare cliente e ambassador del nostro brand. Possiamo immaginarlo come una sorta di imbuto (traduzione italiana di funnel appunto) suddiviso in più livelli.
Sarà compito del marketer (ovvero chi compie l’azione di marketing) quello di attrarre il potenziale acquirente e farlo diventare cliente fidelizzato del brand, guidandolo attraverso ogni fase del funnel e spingendolo alla successiva tramite azioni di marketing mirate. Ma come funziona? Serve la magia?
Come funziona il marketing funnel
Il consumatore, o potenziale tale, non viene attratto nel funnel con l’aiuto magia oscura o di riti vodoo. Il processo avviene attraverso strategie di marketing mirate, come la creazione di inserzioni su Facebook o Instagram, o campagne di email marketing (te ne ricordi? Ne avevamo parlato qui) che guidano il cliente attraverso i vari livelli del funnel, grazie ad azioni di re-targeting. Cosa significa?

Suddividiamo il funnel in 5 livelli principali:
– awarness: o fase di consapevolezza. In questa fase andiamo a far sapere al pubblico che il nostro brand esiste e offre determinati servizi;
– consideration: o fase di considerazione. Il pubblico che è venuto a sapere del nostro brand nella fase di awerness inizia a prendere in considerazione l’idea di utilizzare i nostri servizi, invece di quelli di un concorrente, per una sua necessità;
– conversion: o fase di conversione. Il mio brand ha vinto la “gara” con i concorrenti e si è accapparato un nuovo cliente che effettua l’acquisto;
– loyalty: o fase di fidelizzazione. Il nuovo cliente acquisito continua ad acquistare i nostri servizi con regolarità;
– advocacy: o fase di supporto, appoggio. Il cliente fidelizzato diventa mio ambasciatore e promuove i miei servizi ad altre persone.
Partendo dal livello superiore, quello di awarness, avviene una scrematura graduale dell’audience interessato. Gli strumenti di marketing moderni consentono di targettare più volte (quindi individuare, recuperare) chi ha mostrato interesse nel tuo brand tramite determinate azioni. Possiamo sapere quindi chi ha visualizzato il nostro post su Facebook, o chi ha visitato il nostro sito, o persino chi ha visualizzato almeno una porzione del nostro video pubblicitario. Queste persone passeranno quindi al livello successivo del funnel, e gli verrà proposta una nuova pubblicità, mentre le altre verranno scartate in quanto pubblico non interessato. Vediamo nel dettaglio come creare un marketing funnel, tramite esempi pratici.
Come creare un marketing funnel
Fase 1: Awarness
Nella fase di awarness l’obiettivo è quello far conoscere il brand al pubblico, in modo da far sapere della propria esistenza. Il pubblico non sarà un pubblico qualsiasi, dobbiamo capire quali sono i parametri del nostro cliente tipo, attraverso un’analisi mirata di mercato.
Ad esempio se io sono un ristorante vegano, non andrò sicuramente a inserire nel mio pubblico persone con la passione per le grigliate di carne e pesce. Bisogna capire quali sono le caratteristiche del mio consumatore tipo e creare un pubblico che le rispetti. In questo caso potrei pubblicizzare il mio brand a persone interessate alla cucina vegana, agli alimenti bio o ad appassionati di ricette con verdure e legumi. Andando a proporci a persone che sappiamo già in principio essere non interessate alla nostra offerta, sprechiamo risorse e otteniamo una cattiva awarness del nostro brand.
Una volta scelto il pubblico il web ci mette a disposizione una marea di strumenti utili, come i post sponsorizzati su Facebook, Instagram, su altri social media, le Google Ads o le campagne direct mail marketing. È quindi fondamentale avere un’immagine o brand identity forte e curata, partendo dal sito web. Il sito è il biglietto da visita del vostro brand, la destinazione di praticamente ogni operazione di digital marketing (ti ricordi il concetto di landing page?).

Il consumatore deve poter trovare tutte le informazioni della tua azienda, in maniera rapida e semplice, altrimenti perde attenzione e passa al brand successivo. In questa prima fase del nostro funnel andiamo infatti a dire ad un pubblico Ehi! Io sono qui e offro questi servizi! Quindi un bel sito fa sicuramente la differenza.
Se il tuo sito non rispecchia il tuo brand o se ne sei addirittura sprovvisto, sappi che esistono svariate piattaforme, come ad esempio Wix, grazie alle quali puoi crearne uno in semplicità ad un costo contenuto. Noi consigliamo comunque di rivolgerti sempre ad una web agency specializzata, per avere l’aiuto di professionisti del settore.
Fase 2: Consideration
Abbiamo dato nella fase 1 informazioni generali su chi siamo e cosa offriamo. Immaginiamo di aver effettuato la nostra campagna di brand awarness su un pubblico di mille persone potenzialmente interessate al nostro brand (in base alla nostra precedente analisi di mercato). Di queste mille persone, 150 hanno interagito con il nostro contenuto (lo sappiamo grazie ai marketing tools) e ora sanno della nostra esistenza. Hanno quindi guardato il nostro video, messo like al nostro post, visualizzato il nostro sito.
Dobbiamo ora dare loro qualche informazione in più, stuzzicando di più la loro attenzione, portandoli alla fase di conversion con un’operazione di re-targeting. Prendiamo nuovamente come esempio il ristorante vegano, come fare? Possiamo, ad esempio, creare dei contenuti video nei quali lo chef cucina alcune delle ricette tipiche del ristorante, o alcune recensioni di esperti del settore che hanno già mangiato da noi.
In questo modo le persone che prima mi conoscevano in generale come ristorante di cucina vegana, ora hanno nuove informazioni. Possono infatti vedere con i loro occhi che utilizzo alimenti di qualità, che lo chef è competente e sanno infine che i miei piatti sono buoni, grazie al parere di persone competenti in materia.
Una nuova porzione dei miei 150 potenziali clienti, ha quindi fruito anche dei nuovi contenuti. Non mi resta altro che portarli alla call-to-action, all’azione da compiere per effettuare la conversione. Posso ora andare a creare un nuovo contenuto con una promozione particolare per chi prenota, ad esempio Dolce gratis alle coppie che prenotano entro venerdí! In questo modo porterò alla conversione e quindi alla fase 3 del mio funnel una parte del mio pubblico attuale.
Attenzione! Non per forza la conversione deve essere l’acquisto di un prodotto. Possiamo avere come obiettivo quello di far registrare l’utente ad un form, o quello di leggere un articolo o quello di farci richiedere un preventivo. La conversione dipende dal tuo obiettivo di mercato, non tutte le attività puntano allo stesso!
Fase 3: Conversion
I contenuti creati nella fase 2 hanno prodotto i loro risultati e 25 dei 150 potenziali clienti hanno prenotato una cena, generando una conversione. Per alcuni tipi di brand, il ristorante può in parte esserne un esempio, la fase di conversione è quella finale alla quale il funnel mira. Questo perchè il mio target può essere una clientela più turistica, quindi dopo la prima consumazione non torneranno più nel mio locale, in quanto residenti in altre città.
Altre attività però, specialmente chi fornisce servizi, puntano a far ripetere la conversione, fidelizzando il cliente. Per portarlo alla fase 4 occorrerà quindi creare nuovamente contenuti mirati. Un buon esempio in questo caso è la newsletter! Può essere utile inviare aggiornamenti, tutorial e materiale a prezzi scontati (o gratuito) ai propri clienti invogliandoli nel rimanere con te.

Un esempio di template email per un servizio di newsletter.
Fase 4: Loyalty
Il nuovo cliente è ora fidelizzato, grazie alla fruizione continua dei contenuti da noi proposti, delle offerte mirate e del rapporto che noi andiamo ad instaurare con lui. La differenza ora la fa il modo di porsi del tuo brand. Più attenzione, calore e qualità del servizio erogato regali al cliente… più lo fidelizzi! Viceversa, un rapporto freddo e distaccato porterà più probabilmente ad un allontanamento. Ovviamente non vale per tutti, troverai sempre il cliente che predilige un rapporto piuttosto che un altro, o altri ancora che non saranno comunque soddisfatti del tuo servizio a prescindere dalla tua gestione. Tutti questi fattori sono fondamentali per arrivare all’ultima fase del nostro imbuto, quella più raffinata, l’advocacy.
Fase 5: Advocacy
Il tuo brand ha fatto bingo! Hai clienti fedeli e pronti a battersi per sostenerti. Ma come fai a mantenerli tali? Un buon metodo è sicuramente quello di creare promozioni grazie alle quali il tuo cliente può ricevere sconti, vantaggi o servizi completi portandoti nuovi clienti.
Prendiamo come esempio un Internet Service Provider (ISP), che fornisce servizi internet al costo di un canone mensile. Per portare il cliente dalla fase di loyalty alla fase di advocacy il nostro ISP potrebbe creare, ad esempio, una promozione attraverso la quale per ogni nuovo acquirente che il cliente porta, ottiene uno sconto del 5% sul canone mensile. Abbiamo quindi un cliente già fidelizzato, che può ottenere ulteriori vantaggi economici, semplicemente parlando bene di un servizio che già utilizza abitualmente. Difficilmente non si farà ambasciatore del brand!

Non dimenticare però di fornire un servizio di qualità, che è l’arma migliore per portare il tuo pubblico in advocacy. Viceversa un servizio scadente, sul lungo termine, porterà un effetto contrario (con clienti che invece di promuoverti, allontaneranno potenziali acquirenti dal tuo brand in quanto scontenti).
Quali strumenti abbiamo a nostra disposizione?
Come detto in precedenza, il web ci mette a disposizione gli strumenti di marketing migliori possibili, in termini di costo e tempo richiesto. Facebook e Google la fanno da padrona. Grazie alle Facebook Ads (ricordiamo che Instagram e Whatsapp sono marchi di Facebook ora, per questo inclusi nelle Facebook Ads) e alle Google Ads (invece Youtube che è un marchio Google) possiamo eseguire complicate opzioni di re-targeting, A/B test e campagne massive a fronte di spese minime.
Abbiamo poi nel nostro arsenale piattaforme di Direct Email Marketing come Mailchimp, MailUp, la nostra SenDEM e molte altre. Oltre che strumenti di Wi-Fi Marketing come Wi-Fi Spot, perfetto per fidelizzare il cliente. Con l’avvento del digitale sono aumentate esponenzialmente le possibilità di ogni brand, anche se di conseguenza è aumentata la concorrenza.
Non dimenticare però che tutti questi strumenti sono inutili se alla base non c’è una ricerca del target, del prodotto, un contenuto vincente e una costruzione del tuo brand precisa e curata. Rischi di vanificare i tuoi sforzi e di sprecare tempo e denaro in campagne su un pubblico non adatto, o che perde interesse a causa di un sito poco curato.
Parlavamo di contenuto poco sopra, il copy per dirlo in termini tecnici. In tutti gli articoli sul digital marketing, che abbiamo scritto fino ad ora, abbiamo sempre sottolineato come il contenuto faccia veramente la differenza, soprattutto se originale. Saper scrivere messaggi efficaci, supportati da immagini e video ben curati, è quello che farà risaltare la tua promozione rispetto ai tuoi concorrenti. Ti consigliamo quindi di affidarti a professionisti del settore, i copywriter. Ovviamente se il tuo budget non te lo permette, puoi approfondire leggendo testi sull’argomento o seguendo dei corsi specifici, magari trovi la tua nuova vocazione!
Conclusioni
In conclusione, un marketing o digital marketing funnel ben studiato sarà veramente un valore aggiunto allo sviluppo del marketing del tuo progetto. Prova a creare il funnel del tuo brand o di un brand immaginario per esercitarti, effettua test con budget minimi e fatti aiutare da professionisti del settore.
Ricorda di sperimentare tanto, senza fermarti al primo risultato utile. Si può sempre imparare e migliorare dalla realizzazione delle proprie campagne marketing e dai risultati precedenti!
da Redazione Online | Ago 9, 2020 | Digital Marketing, Wifi Marketing
Parliamo di marketing e di free wifi, o meglio di come fare marketing con il Wi-Fi free del tuo locale. Ci avevi mai pensato? Se la risposta è no allora sei nel posto giusto.
Un’arma in più nel tuo arsenale
Fare marketing è un processo diventato fondamentale per ogni azienda, per stare al passo con le nuove tecnologie di mercato e migliorare l’esperienza di acquisto / vendita di prodotti e servizi. Per far questo ci sono moltissimi metodi, te ne avevamo parlato anche in un articolo precedente. Oltre a SEO, Social Media Marketing, Direct Email Marketing, Google Advertising e simili, se la tua attività possiede uno spazio fisico puoi aggiungere al tuo arsenale un’arma in più.
Puoi dotare infatti il tuo locale di un sistema di free wi-fi, che ti dia la possibilità di recuperare, tramite un form di registrazione totalmente a norma GDPR, i dati dei tuoi clienti. Il processo è molto semplice, per accedere alla rete occorre effettuare una registrazione tramite email, social o sms, inserire le credenziali che il sistema ti fornisce e se sono corrette si può navigare. Ma quali sono i vantaggi?

Dati reali e fidelity
Si apre un ventaglio molto ampio di possibilità su come gestire i dati recuperati. Il nostro Wi-Fi Spot, ad esempio, ti consente di gestire i dati ottenuti tramite un semplicissimo pannello di controllo. Puoi visualizzare lo storico delle connessioni e vedere in real-time chi é online, ma di questo parleremo più avanti. La parte interessate è la possibilità di esportare i contatti, sotto forma di un semplicissimo file .csv, che potrai caricare sul tuo tool di marketing preferito. Wi-Fi Spot Adv offre di suo l’integrazione con SenDEM, la nostra piattaforma di email marketing.
I dati ottenuti tramite la registrazione sono dati reali, cosa significa? Se la registrazione avviene tramite email, ad esempio, per ottenere le credenziali d’accesso l’indirizzo deve essere reale. In caso contrario l’utente non potrà loggarsi ed essere autorizzato alla navigazione. La stessa situazione si ha sugli account social e sulla registrazione tramite SMS. Si può quindi utilizzare il dato per effettuare una vera e propria operazione di fidelizzazione, promuovendo prodotti e servizi, offrendo sconti e coupon in base alle ore di navigazione o al numero di volte che il cliente si connette alla tua rete.
Inoltre dalla dashboard di controllo puoi vedere quante volte il cliente torna nel tuo locale, in questo modo sai se è un cliente fidelizzato o meno e muoverti a livello marketing di conseguenza.
Promozione dei servizi
Nel paragrafo precedente abbiamo visto come i dati ottenuti siano dati effettivamente reali, in questo vedremo come sfruttarli e quindi come fare marketing con il Wi-Fi del tuo locale veramente. Wi-Fi Spot, in fase di registrazione, indirizza il cliente ad una landing page personalizzata ad hoc per il tuo locale. Puoi sfruttarla (se non sai cosa sia ti consigliamo questo articolo) come una sorta di vetrina virtuale, nella quale promuovere prodotti e servizi, oltre che i tuoi canali social o ancora reindirizzare gli utenti sul tuo sito vetrina generando quindi traffico.

Volendo potresti anche reindirizzare gli utenti al tuo eCommerce, azione che può risultare utile nel caso la tua intenzione sia quella di di fare brand awareness. Considerando però che l’accesso nel caso viene fatto dall’interno del tuo locale, sicuramente non potrai generare una conversione, in quanto il cliente la farà già fisicamente sul posto.
Un modo interessante e creativo per fare promozione alla tua attività tramite il Wi-Fi può essere anche dare un nome particolare alla tua rete. Se ti trovi in un centro commerciale ad esempio puoi chiamarla con il nome del tuo locale e attirare chi cerca di collegarsi nelle vicinanze.
Tutelare e tutelarsi
Ultimo ma non per importanza, tutelare te e i tuoi clienti. Come fare? Avere una rete dedicata alla navigazione guest, è fondamentale. Prima di tutto si mantiene la propria rete interna al sicuro, lontana da malintenzionati che potrebbero effettuare attività illecite dei quali tu saresti responsabile legalmente (essendo tua la rete). Con un sistema di controllo come il nostro Wi-Fi Spot, ad esempio, puoi sapere chi sta navigando in ogni momento nel tuo locale. L’utente inoltre deve registrarsi per poter utilizzare internet, fornendoti quindi dati che lo rendono identificabile, il tutto a norma di GDPR.

Conclusione
Abbiamo visto come fare marketing con il Wi-Fi del tuo locale per vere e proprie operazioni di marketing, utilizzando il nostro Wi-Fi Spot come esempio in alcuni casi. Il sistema giusto può diventare veramente l’arma vincente per fidelizzare il tuo pubblico e offrire un ottimo servizio ai tuoi clienti.
da Redazione Online | Lug 16, 2020 | Digital Marketing, Email Marketing
Avevamo introdotto in precedenza alcuni termini base del settore del direct email marketing (puoi trovare qui l’articolo). Nulla di complicato come avrete potuto constatare voi stessi. Ora che avete preso confidenza con il primo step, è giunto quindi il momento di proseguire nella nostra guida. Ecco a voi Direct Email Marketing: il glossario intermedio.
Open rate e unique open rate (OR e UOR)
Parliamo di open rate. Tradotto in italiano otteniamo il termine tasso di apertura, che sta ad indicare la percentuale di destinatari che hanno aperto la nostra email. Più il valore è elevato, più otteniamo un risultato positivo. Ma come viene calcolato l’open rate? A livello tecnico viene inserita un’immagine trasparente sul corpo mail, che viene attivata una volta che il destinatario visualizza il corpo mail. Ogni volta che viene visualizzata il valore viene incrementato.
La formula per calcolare l’OR: (Numero di aperture / Email recapitate) * 100
Nel caso dello Unique Open Rate invece l’incremento viene effettuato una volta sola (se anche il destinatario visualizza quindi la email 20-30-40 volte, il conteggio sarà sempre e solo di una volta).
La formula per calcolare l’UOR: (Numero di aperture uniche / Email recapitate) * 100
Questo valore è legato all’oggetto della mail, perché? Per capirlo vi basterà aprire il vostro client di posta e guardate quali email aprite e visualizzate più volentieri. Sono email con un oggetto accattivante, che ti invoglia a proseguire nella lettura, o sono le classiche email di spam? Vien da se che per incrementare questo valore occorre fare dei test modificando appunto l’oggetto della mail. Provate a inviare più campagne della stessa email ma con oggetti diversi e analizzatene le statistiche, vi sarà molto utile per progettare le vostre campagne future!
Click-Through Rate (CTR) e Unique Clicks
Dopo l’open rate (OR) è doveroso parlare del click-through rate (CTR), o tasso di click. Che cosa significa? Con click-through rate si intende la percentuale con la quale l’utente, dopo aver aperto la mail, clicca un qualsiasi link all’interno della stessa. Il CTR è il conteggio incrementale di tutti i click effettuati dal destinatario della email, mentre lo Unique Click non è incrementale e si ha quando viene cliccato uno qualsiasi dei link presenti una volta.
Cliccare su un link è una delle action che in genere viene richiesta all’utente finale, per cui maggiore è il CTR maggiore è l’efficacia dei tuoi contenuti. Per aumentare questo parametro, come per OR e UOR occorre creare email accattivanti e coinvolgenti, libera la fantasia!
La formula per calcolare l’CTR: (Numero di click / Email recapitate) * 100
La formula per calcolare la percentuale di unique clicks: (Numero di click unici / Email recapitate) * 100
Conversion Rate
Il conversion rate, o tasso di conversione, è il parametro che più di tutti indica quanto è efficace quello che stai dicendo nella tua mail. Ci indica la percentuale di destinatari che ha aperto il contenuto della tua mail ed ha poi completato l’azione desiderata, che sia essa la compilazione di un form o l’acquisto di un prodotto. Non esiste una scienza esatta per aumentare questo parametro, ma sicuramente possiamo fornire qualche linea guida:
- create template mobile-friendly: le vostre mail devono essere visualizzate correttamente da ogni dispositivo, tablet e cellulari compresi;
- inviate ad un target specifico: più è specifica e segmentata la vostra lista e più inerenza ci sarà con quello che stai promuovendo, più la conversione sarà elevata;
- siate creativi: più i contenuti sono validi, più il pubblico sarà appagato e compirà tutti gli step per arrivare alla conversione.
Ok bene, avete seguito i punti soprastanti, ma come fate a capire se la vostra campagna ha avuto dei buoni risultati? Vi lasciamo nelle mani di Remarkety, autorevole sito del settore, che ha stilato in questo articolo una serie di percentuali indicative.
La formula per calcolare il conversion rate: (Numero di azioni compiute / Email recapitate) * 100
Ci sarebbe moltissimo da dire in merito al tasso di conversione, ma qui cerchiamo di darvi una piccola infarinatura generale. Sicuramente avremo occasione in un nuovo articolo di dettagliare meglio questo punto.
Bounce
Con il termine bounce indichiamo le mail che, per qualche motivo, non vengono recapitate al destinatario. In italiano il termine significa appunto rimbalzo. Tipicamente i bounce vengono distinti in:
- soft bounce: il soft bounce avviene quando l’indirizzo email del destinatario è valido, ma per qualche motivo la mail non viene recapitata. I motivi normalmente sono causati dall’utilizzo di sistemi di antispam più aggressivi da parte del destinatario, ma può anche essere portato da altri motivi più tecnici.
- hard bounce: l’hard bounce avviene quando l’indirizzo email del destinatario non è valido. Le piattaforme più avanzate di email marketing (la nostra SenDEM ad esempio) in questo caso eliminano direttamente il contatto dalla lista contatti.
I tassi di bounce più sono elevati più stanno ad indicare dei problemi. Questi problemi possono essere di legati alla reputazione del dominio di invio o al contenuto stesso del messaggio. Come sempre occorre eseguire più test per raggiungere il risultato ottimale.
Conclusioni
Abbiamo approfondito il nostro glossario del direct email marketing, ma la strada è ancora lunga. Il digital marketing è un mondo ricco di acronimi, termini tecnici ed inglesismi che occorre conoscere per muoversi in scioltezza al suo interno. Con questo concludiamo Direct Email Marketing: glossario intermedio sperando di esservi stati d’aiuto.
Ci vediamo al prossimo appuntamento con, finalmente, il glossario avanzato!
da Redazione Online | Lug 14, 2020 | Digital Marketing, Email Marketing
Abbiamo parlato in precedenza di direct email marketing, di come utilizzarlo e dei sui incredibili vantaggi. Abbiamo per forza di cose utilizzato termini tecnici, sui quali non ci siamo però soffermati più di tanto. Per rimediare ci sembra doveroso integrare l’articolo precedente con questa guida. Ecco a voi Direct Email Marketing: il glossario base ?

DEM
Partiamo dal principio, cosa significa DEM? È semplicemente l’acronimo di Direct Email Marketing. Tradotto in italiano significa email marketing diretto e, come per molti termini, il significato sta nel nome. Questa tipologia di marketing digitale implica infatti un invio di email a scopi promozionali, creando un rapporto 1 vs 1 (quindi diretto) con il cliente o potenziale tale, aumentandone la fidelizzazione. È fondamentale inviare contenuti validi al destinatario, non semplice spam, proprio per questo motivo. Se il cliente ritiene interessante il materiale ricevuto allora compie l’azione da te voluta nella mail (clicca qui, registrati in questo form, guarda il video, etc etc), viceversa vieni marchiato come spammer.
Newsletter
La newsletter è una mail inviata a scopi informativi mandata con intervalli periodi fissi (ogni giorno, settimanalmente, mensilmente, etc etc). Le newsletter vengono normalmente inviate da aziende e giornali ai loro clienti o iscritti, per informarli con regolarità tramite contenuti e notizie utili. Le persone iscritte alle newsletter lo sono tramite richiesta esplicita, ovvero si sono iscritte volontariamente (acquistando ad esempio un servizio), accettando di ricevere periodicamente email promozionali o aggiornamenti dall’azienda. Ci si può anche iscrivere tramite form dedicati su siti web, molto utilizzati ad esempio dai giornali online.
Email transazionali
Le email transazionali sono quelle mail che l’utente riceve dopo aver compiuto un’azione specifica, ad esempio la mail di conferma che si riceve dopo aver acquistato un prodotto. Queste mail hanno la caratteristica di avere un open rate, o tasso di apertura (ne parliamo tra poco), altissimo. Perché? Questo succede perché sono mail che il cliente desidera ricevere, che attende, perché ritiene utili. Questa loro caratteristiche le rende utilissime perché tramite loro si possono inviare anche altre informazioni, promozionali o informative che siano, ad esempio inserendo dopo un riepilogo dell’ordine effettuato anche gli annunci di articoli simili in promozione al momento.
Ok bene abbiamo definito le tre categorie di direct email marketing principali, andiamo avanti nel nostro glossario base.

Contatto
Con contatto intendiamo un indirizzo email, quindi il destinatario della nostra campagna. Tendenzialmente un contatto caricato su una piattaforma è composto da nome e indirizzo email. In base però ai dati richiesti nel form di iscrizione dal quale è stato recuperato il contatto, o al livello di personalizzazione offerto dalla piattaforma, possono essere presenti altri campi utili per dettagliare meglio il dato (sesso, età, professione, etc etc).
Lista
Le liste sono gruppi, o letteralmente liste, di contatti. È buona norma suddividere i contatti in liste in base ad un punto comune, come ad esempio il sesso, l’età, la professione, il metodo di iscrizione, e via dicendo. Questo per ottenere una definizione migliore di quello che sarà il pubblico al quale vorremo inviare la nostra campagne email. Immaginate, ad esempio, di voler inviare ai vostri contatti una promozione su un cosmetico. Otterrete un risultato migliore se la lista di contatti sarà magari composta da persone con interesse nel mondo della cosmesi, da donne, o da persone che lavorano nel mondo beauty giusto? Ora pensate di inviarla ad una lista composta da tutti i vostri contatti, tra cui saranno presenti magari persone estranee a quel mondo. Il risultato sarà pessimo e avrete sprecato una quantità ingente di email. Piattaforme avanzate di invio DEM, come la nostra SenDEM, ti permettono inoltre di unire più liste per crearne di nuove, offrendo più personalizzazione mentre crei la tua campagna.
Template email
Il template email e la landing page sono importantissimi per la riuscita della tua campagna email. Con template email si intende letteralmente la email, quindi i contenuti (soggetto, corpo email), che vengono inviati al destinatario. Il template deve essere chiaro, accattivante e esaustivo. Devi riuscire ad spiegare, tramite i contenuti grafici o testuali, esattamente quello che vuoi che il destinatario della mail faccia, senza giri di parole o inutili messaggi di spam. Più il template è interessante, più la tua campagna ha successo. Se non sai da dove iniziare a creare il tuo template, ti consigliamo di fare un salto qui.
ATTENZIONE! Per legge la mail deve contenere anche le indicazioni utili per consentire al contatto di effettuare la disiscrizione dalla tua lista.
Landing Page
Avrai magari già sentito parlare di questo termine, in quanto non è un termine esclusivo del DEM, ma comune alla maggior parte delle metodologie di digital marketing. La landing page, o pagina di atterraggio, è la pagina web sulla quale i destinatari vengono reindirizzati dopo aver compiuto l’azione richiesta dalla tua email. Anche qui è fondamentale far capire in maniera chiara l’obiettivo della campagna DEM, tramite testi comprensibili facilmente e una grafica accattivante. Normalmente, come per i template email, è consigliato prepararne più versioni per effettuare test accurati di invio e capire quale genera l’interesse maggiore.
Per concludere
Speriamo che questa prima parte del nostro Direct Email Marketing: il glossario base ti sia d’aiuto per muovere i primi passi nel mondo del DEM. Più avanti di parleremo di termini di difficoltà intermedia come l’open rate, il conversion rate, il bounce e molto altro ancora. In questo campo non esiste una scienza esatta, occorre testare in base alle situazioni. Inizia a creare le tue email e le tue landing page e effettua i primi test per creare la campagna direct email marketing migliore!
da Redazione Online | Lug 14, 2020 | Digital Marketing, Email Marketing
Avevamo introdotto in precedenza alcuni termini di difficoltà base ed intermedia del settore del direct email marketing (puoi trovare qui l’articolo introduttivo, mentre puoi trovare qui l’articolo intermedio). Siamo arrivati ora allo step finale, è giunto quindi il momento di proseguire e concludere il nostro glossario. Ecco a voi Direct Email Marketing: il glossario avanzato.

Single opt-in
Parliamo di single opt in. Con single opt in si intende l’iscrizione ad una lista, solitamente tramite un form, con l’autorizzazione esplicita del destinatario a ricevere comunicazioni tramite email marketing o newsletter. Il single opt in, per quanto abbia nella semplicità di utilizzo il suo punto forte, ha peró dei punti deboli:
- non prevede la verifica dell’indirizzo del destinatario, quindi è possibile che qualcuno si iscriva alla lista utilizzando un indirizzo email di terze persone senza l’autorizzazione di queste o che fornisca un dato errato;
- per lo stesso motivo è possibile che, in seguito ad errori di battitura, venga inserito nella lista un indirizzo non corretto.
Double opt-in
Il double opt-in viene anche denominato confirmed opt-in. Come indica il nome, prevede la conferma dell’iscrizione tramite un doppio passaggio. Una volta che l’indirizzo email viene inserito tramite form o altra richiesta nella lista, viene inviata un’ulteriore richiesta all’indirizzo che dovrà confermare l’iscrizione. Questo processo va a risolvere i problemi del single opt-in e conferma la veridicità dell’indirizzo inserito.
Opt-out
Siamo arrivati all’opt-out. Contrario di opt in (single o double che sia) sta ad indicare l’espressa richiesta di disiscrizione da un database di contatti. Questo significa che il destinatario non riceverà più email destinate a quel database. Nelle comunicazioni DEM è obbligatorio fornire espressamente la possibilità di effettuare l’opt out in ogni campagna per motivi di GDPR.

CPC
Cost Per Click, o meglio CPC. Possiamo tradurlo in italiano come costo per click ed indica il costo unitario sostenuto da chi invia la campagna email per ogni click generato. Perchè generare un click? Può darsi che tu voglia portare traffico sul tuo sito web, per dare visibilità ad un determinato tipo di contenuto. Come spiegato in precedenza
La formula per calcolare il CPC: Costo azione pubblicitaria / Click generati
CPA
Cost Per Action / Cost Per Acquisition, o meglio CPA. In italiano otteniamo costo per azione o acquisizione ed indica il costo unitario sostenuto da chi invia la campagna email per ogni azione generata. Cosa intendiamo con azione? Un altro degli obiettivi comuni nell’ambito delle campagne direct email marketing, specialmente in caso di promozione di prodotti o servizi, è portare il cliente ad effettuare l’acquisto di un prodotto, l’iscrizione ad un form o ad una newsletter.
La formula per calcolare il CPC: Costo azione pubblicitaria / Azioni generate
CPL
Cost Per Lead o CPL. È difficile trovare una traduzione valida per lead, ma possiamo indicarla come “potenziale cliente”. Otteniamo quindi che Cost per Lead sta ad indicare il costo per potenziale cliente e quindi potenziale vendita. Normalmente si cerca di generare una lead in situazioni dove è necessario concludere l’acquisto presso il negozio fisico, come un concessionario ad esempio. Il venditore si metterà quindi in contatto con la lead per concludere personalmente la vendita.
La formula per calcolare il CPL: Costo azione pubblicitaria / Lead generate

ROI
Return of investment, o meglio il ritorno dell’investimento. Il significato vien da se, quanto rendono i nostri investimenti? Lo scopriamo grazie a questo parametro. È fondamentale capire se stiamo investendo nel modo corretto le nostre risorse, che siano esse in DEM, in Facebook Ads, in Google Ads o SEO. Ovviamente un ROI positivo indica investimenti corretti, uno negativo investimenti sbagliati.
La formula per calcolare il ROI: Risultato operativo / Capitale investito
A/B Test
Strumento utilissimo per poter testare nel migliore dei modi la tua campagna pubblicitaria. L’A/B test consiste nel somministrare ad un pubblico due versioni differenti di una pagina web, mail, annuncio pubblicitario e di ogni elemento che li compongono. Come detto nel precedenti articoli la differenza la fanno i contenuti in questo settore, occorre provare e riprovare per creare il contenuto migliore possibile e rendere efficace la tua campagna marketing.
L’A/B test viene già integrato in alcune piattaforme più evolute, in ogni caso per effettuarlo è sufficiente preparare più versioni di un contenuto e inviarlo a piccoli campioni di pubblico (il numero di destinatari deve comunque essere statisticamente utile). Una volta inviate, si effettua un’analisi dei risultati in modo da ottenere quale versione ha ottenuto più successo. Più test si effettuano più otteniamo un risultato dal potenziale elevato, commercialmente parlando.
Conclusioni
Questo è l’ultimo dei tre articoli che abbiamo deciso di scrivere per introdurti meglio al mondo del direct email marketing. Con Direct Email Marketing: il glossario avanzato chiudiamo la trilogia, ma non temere avremo modo di approfondire in futuro. Aggiorneremo gli articoli continuamente, se ha suggerimenti su termini da inserire o domande in merito non esitare a contattarci!
da tribusadv | Lug 13, 2020 | Digital Marketing
Ne sentiamo spesso parlare, noi addirittura lo abbiamo nella nostra ragione sociale, ma cosa significa il termine ADV?
Definizione: che cosa significa ADV
ADV non è altro che l’abbreviazione di advertising che tradotto significa pubblicità. Il suo scopo è quindi l’invio di messaggi pubblicitari con lo scopo di influenzare un pubblico all’acquisto di un prodotto o servizio. Il mondo dell’advertising è in costante crescita e sviluppo e genera un numero enorme di posizioni lavorative. Tra le più richieste abbiamo advertiser, copywriter, grafici e web design, social media manager, seo managers, brand managers e molti altri ancora. Tutte queste persone collaborano tra di loro per portare visibilità ad un prodotto o ad un servizio, creando e mostrando annunci e pubblicità tramite i canali media classici (tv, radio, carta stampata, cartellonistica) e più moderni (SEO, SEM, DEM, SMS Marketing, Social Media Marketing, etc etc).

Una crescita mostruosa
Tralansciando tutto quello che riguarda i media classici, dei quali Tribus non si occupa, andiamo a concentrarci su un territorio a noi più affine: il digital advertising.
Il digital advertising ha avuto una crescita mostruosa negli ultimi anni, fino ad andare in saturazione, subendo quindi un aumento dei costi. Attualmente si stima che le aziende spendono fino al 55% in più in pubblicità digitale rispetto allo scorso anno con un incremento della visibilità di un 11% circa. La fanno da padroni ovviamente Google e Facebook che sono le piattaforme sulle quali viene investita la quantità maggiore di risorse per quel che riguarda indicizzazione sui motori di ricerca. GoogleAds, Facebook Ads, advertising su Instagram, Whatsapp, Youtube per citarne alcuni sono di loro proprietà e occupano quasi l’interezza del mercato della pubblicità online.
Parlando di cifre si stima che nel 2019 la spesa dedicata all’adv sul web sia stata di $ 333,25 miliardi, ipotizzando una crescita costante e arrivando probabilmente nel 2023 a $ 517 miliardi. Cifre mica da ridere insomma!
Perchè investire nell’advertising?

Il mercato web è un mercato libero, dove puoi confrontarti direttamente con i tuoi competitors e dove il cliente può scegliere tra più prodotti di realtà anche molto distanti. Cosa significa?
Immaginiamo di effettuare una semplice ricerca su Google inserendo la parola “maglietta bianca”. Google ci mostrerà tutti i risultati nelle varie pagine, normalmente l’occhio cade sempre sui primi 3 posti, che possono essere di realtà molto diverse da loro. Possiamo avere il colosso Amazon, Zalando, ma anche il piccolo negozio di quartiere che però sta investendo in web advertising ed è riuscito ad arrivare in prima pagina con loro due.
Un bel risultato vero? Immagina se il prodotto del piccolo negozietto diventasse virale perchè molte persone cercano “maglietta bianca” e scelgono da lui, perchè ha un buon prezzo, la merce è di qualità e si presenta bene sul suo sito web. Il piccolo negozietto riuscirebbe così ad arrivare a persone che mai avrebbe potuto contattare, avrebbe aumentato notevolmente la propria visibilità e magari anche il fatturato.
Qualsiasi prodotto e qualsiasi realtà possono essere rappresentati nella situazione appena descritta, che tra l’altro riguarda una piccola parte di quello che è il digital marketing, il web è un posto libero. C’è sicuramente da sgomitare perchè la concorrenza, ampliando il mercato, diventa spietata. Il duro lavoro e l’aiuto di professionisti del settore però possono portare a grandi risultati e ripagare ampiamente delle risorse investite.
Per dare poi un significato più romantico, che cosa significa ADV? ADV significa osare, rischiare, analizzare, essere creativi e distinguersi. Bello vero? Non ci resta che buttarci in questo fantastico mondo allora!